Home »
Cronaca
,
mondo
» Marocco. L'Europa dovrebbe "cessare ogni cooperazione giudiziaria con il governo di Rabat"
Marocco. L'Europa dovrebbe "cessare ogni cooperazione giudiziaria con il governo di Rabat"
Written By Unknown on mercoledì 3 ottobre 2012 | 02:03
In Marocco la tortura è sistematica. E l’Europa dovrebbe cessare ogni cooperazione giudiziaria con il governo di Rabat. Il 25 settembre, la Corte europea dei diritti dell’uomo, la più alta istanza del Vecchio Continente ha condannato le autorità marocchine, e senza appello. I membri Ue dovrebbero quindi rivedere i loro accordi di estradizione con un paese che ha "tradito la fiducia" accordata da Bruxelles in fatto di rispetto dei diritti umani.
Nell’ambito del processo contro il Belgio – che sarà ora costretto a risarcire un presunto terrorista belga-marocchino per i trattamenti subiti in fase di detenzione - la Corte europea torna a puntare il dito contro il sistema giudiziario marocchino, "complice, per il rifiuto – anch’esso sistematico – di perseguire e giudicare i torturatori".
Il tribunale di Strasburgo ha condannato il governo belga a pagare 5000 euro tra danni e interessi a Lahoucine El Haski, un cittadino belga-marocchino di 36 anni perseguito nell’ambito di un caso di terrorismo in Belgio.
L’uomo, sospettato di essere stato uno dei leader del Gruppo islamico combattente marocchino (GICM), era stato condannato nel 2006 a sette anni di prigione per appartenenza a un movimento vicino ad al Qaeda.
Secondo la corte europea, le prove usate per condannare El Haski sarebbero state ottenute dalle autorità marocchine attraverso la tortura.
Nel documento diffuso il 25 settembre (in allegato), i giudici di Strasburgo condannano tutti quegli "atti barbarici" compiuti da esperti torturatori che non lasciano "tracce visibili delle loro pratiche", e che spesso sono gli stessi che dovrebbero garantire l’assenza di maltrattamenti e abusi.
Oltre a citare i numerosi rapporti stilati dalle Nazioni Unite e da diverse ong internazionali - Fédération Internationale des Droits de l’Homme, Human Rights Watch et Amnesty International -, la corte indica un episodio concreto che dimostrerebbe la sistematicità delle pratiche condannate (stupri, bruciature, choc elettrici, bastonate, ect…): gli interrogatori successivi all’attentato di Casablanca del 16 maggio 2003, ove per i giudici europei esiste un "rischio reale" che le confessioni siano state ottenute sotto tortura.
Simili accuse sono state rivolte alle autorità di Rabat anche tre giorni prima della sentenza emessa dalla corte europea, per bocca dell’inviato speciale dell’Onu, Juan Mendez, che il 22 settembre – durante una conferenza stampa convocata nella capitale marocchina – tornava a criticare il ricorso sistematico alla tortura sui detenuti politici (islamisti, giovani del "20 febbraio" e saharawi) e la complicità del sistema giudiziario, per l’impunità accordata ai colpevoli.
Posta un commento