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San Vittore, arrestato cappellano: violenza sessuale. Incastrato dai video

Written By Unknown on mercoledì 21 novembre 2012 | 05:53


Fuori del carcere don Alberto Barin si dava un gran da fare: firmava appelli per l’amnistia, formava i volontari, si faceva intervistare come esperto della condizione dei detenuti. E se gli capitava di essereinvitato a un convegno, non si tirava mica indietro: «Se io entro tutti i giorni a San Vittore -disse una volta- è perché credo nell’uomo e nelle sue possibilità, dal mattino alla sera parlo con i detenuti e in ognuno di loro trovo estremi confini di male, ma anche estremi confini di bene».

Dentro San Vittore, invece, il cappellano violentava da quattro anni giovanissimi e impauriti detenuti nordafricani, li costringeva a soddisfare le sue richieste in cambio di cose da niente, piccoli benefici che solo la vita del carcere, forse, può rendere importanti: un dentifricio, un pacchetto di sigarette, una confezione di shampoo. E promettendo comunque che, al momento giusto, avrebbe dato un parere favorevole alla loro scarcerazione.

E’ stato arrestato, don Alberto: i pm di Milano Daniela Cento e Lucia Minutella lo ritengono responsabile di violenza sessuale continuata e di concussione, con l’aggravante dell’abuso di autorità, riferita a quelle promesse di pareri favorevoli su eventuali scarcerazioni. Nella ricostruzione della Procura («E’ una vicenda terribile e noi abbiamo agito con grande prudenza» ha detto il procuratore aggiunto Pietro Forno, che guida il pool chiamato a occuparsi di reati sessuali), il cappellano di San Vittore ha violentato sei detenuti, cinque accusati di piccoli reati e un sesto, invece, in carcere per omicidio. O meglio: sei violenze sono ritenute provate ma si indaga ancora, nella convinzione che altri detenuti possano aver ricevuto le stesse attenzioni da don Alberto.

QUATTRO VIOLENZE FILMATE
Tutto è cominciato nel giugno scorso, quando il primo dei sei ragazzi è stato preso a verbale in Procura e ha raccontato della violenza subita da un altro detenuto, aggiungendo alla fine: «Ma non è la prima volta...». E così è venuto fuori il nome di don Barin. Gli sono state piazzate telecamere nel suo ufficio all’interno di San Vittore e in questi cinque mesi quattro violenze sono state addirittura filmate, risultano oggi il vero cardine dell’inchiesta.
Dei sei detenuti violentati tutti hanno confermato, meno uno, ma si è dovuto arrendere davanti al video che gli investigatori gli hanno mostrato.

Agli atti dell’inchiesta -l’ordine d’arresto per il cappellano è stato firmato dal gip Enrico Manzi- c’è la storia ancora più triste di uno di questi sei ragazzi, costretto a subire abusi anche una volta uscito dal carcere. Eppoi la testimonianza di un rifiuto, un detenuto che avrebbe respinto le avances di don Alberto. Da quel momento, ha raccontato, non è stato più convocato nel suo ufficio: addio sigarette, shampoo e dentifricio, e soprattutto al parere favorevole sulla sua scarcerazione.

«DOLORE E SCONCERTO»
Verso don Alberto Barin -che lavorava a San Vittore dal 1997- i detenuti avevano un «timore reverenziale». Lo consideravano «estremamente potente e influente».

La Curia di Milano ha voluto esprimere «tutto il proprio sconcerto» sulla vicenda, e anche «il dolore per l’arresto di don Alberto Barin e per i fatti che al cappellano della casa circondariale vengono contestati». Si manifestano «la massima fiducia nel lavoro degli inquirenti e la disponibilità alla collaborazione nelle indagini».

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